domenica 10 novembre 2019

CONFERENZA SUL COMANDANTE DEI BOMBARDIERI ARNALDO LAMBERTINI

Stamattina 10 novembre, alle ore 11, presso la sala del consiglio comunale di Scandiano (RE), si è svolta la conferenza sul Comandante dei Bombardieri del Re  e cittadino onorario scandianese Arnaldo Lambertini.

Arnaldo Lambertini in divisa di Tenente Colonnello
Lambertini fu tra i fautori di tale specialità del Regio Esercito e nel febbraio del 1916 istituì il Deposito dei bombardieri di Nervesa. Dopo la disfatta di Caporetto, Lambertini e i suoi Bombardieri vennero a Scandiano e qui diedero un fondamentale contributo per la riscossa di Vittorio Veneto tant'è che anche nell'ultima pubblicazione dello storico (da poco scomparso) Arrigo Petacco (CAPORETTO edito da Mondadori nel 2017), Scandiano viene menzionato come uno dei centri di riordino del esercito italiano.

Lambertini durante la sua permanenza nello scandianese, aiutò la popolazione locale su diversi ambiti, come nell'aiuto nei campi, nella costruzione di strade e pozzi e non ultimo, per la promozione di attività sportive e culturali . Proprio Lambertini, infatti, organizzò diverse iniziative legate alla cultura e portò a Scandiano anche il bombardiere e Poeta, Tommaso Filippo Marinetti che tenne una conferenza davanti a moti cittadini e circa 300 ufficiali. Scrisse Marinetti di quel giorno:"Tengo la conferenza nella sala del Municipio, folla di ufficiali, circa 300. Vengono molte signore e signorine alle quali cedono il posto gli ufficiali bombardieri che si accalcano in fondo in piedi. Un caldo enorme. Improvviso brillantemente. Sono in vena...Applausi continui interrompono il mio discorso. Attacco il Vaticano. Parlo di un anticlericalismo futurista feroce per il dopo guerra. Ovazione finale."
Sempre Lambertini costituì anche una squadra di calcio "I Bombardieri" che giocarono contro diverse formazioni tra cui la Reggiana e la Scandianese. Scriveva un quotidiano reggiano di queste partite: "Plaudiamo alla solerte opera dell'Egregio colonnello comandante il deposito bombardieri che tanto incita queste belle giornate di sano sport."
I bombardieri di Lambertini vennero utilizzati anche per lavorare i campi nei territori di Scandiano, Viano, Casalgrande, perché le famiglie avevano i loro uomini al fronte e non potevano svolgere tali lavori. Dagli archivi comunali ho potuto accertare l'utilizzo di oltre un centinaio di soldati che furono utilizzati tra il marzo e l'aprile del 1918.
Infine, i soldati di Lambertini costruirono anche lattrine, strade e pozzi d'acqua. Uno di quest'ultimi fu in onore proprio dei bombardieri ed era a forma di bombarda. La piazza che ospitava il pozzo prese il nome di Piazza dei Bombardieri.

Piazza del Bombardiere. Anno 1919
Un Comandante che si fece voler bene dai suoi soldati e lo dimostra anche la pergamena che gli donarono i suoi ufficiali nell'anniversario del primo anno di costituzione del deposito. Venne definito come un padre dai suoi sottoposti. Si legge:"Al Maggior Cav. Arnaldo Lambertini - che fiso lo sguardo alla meta radiosa - le insigne doti dell'animo e della mente - tutte con intelletto d'amore profonde - a far del Deposito dei Bombardieri - qui da lui con modesta e solerte opera istituito - la fucina ove a migliaia si formano gli animosi vindici del diritto d'Italia - gli ufficiali del Deposito - nel primo anniversario della fondazione - più come a padre che a come superiore - in segno di affettuosa reverenza. Nervesa 1 febbraio MCMXVII".


Foto pergamena donata a Lambertini dai suoi Ufficiali. Archivio Fam. Lambertini.

La figura di Arnaldo Lambertini per tanto tempo dimenticata dalla stessa storiografia militare, si è riscoperta grazie alle ricerche di Marco Montipò, pubblicate poi nel libro "SCANDIANO e la GRANDE GUERRA", che hanno portato addirittura alla apertura di una pagina dedicata nella famosa e prestigiosa enciclopedia italiana Treccani. Qui li link:http://www.treccani.it/enciclopedia/arnaldo-lambertini/
Tornando a Lambertini e al suo legame con Scandiano, il suo grande aiuto alla popolazione scandianese non passò certo inosservato e nel novembre 1919, prossimo alla sua partenza da Scandiano, gli fu concessa la cittadinanza onoraria. In occasione del Centenario di tale concessione, si è organizzata una conferenza in cui si è illustrata la figura del militare e dell'uomo Arnaldo Lambertini.

Locandina dell'evento su Arnaldo Lambertini

La conferenza è stata molto partecipata e la sala del consiglio comunale in brevissimo tempo si è riempita di persone. Hanno partecipato anche la Famiglia Lambertini Pansini, il Sindaco di Scandiano Matteo Nasciuti, l'Assessore di Scandiano Matteo Caffettani, il Presidente del Consiglio di Casalgrande Marco Cassinadri, l'Assessore di Casalgrande Vanni Sgaravatti e anche le Associazioni del territorio tra le quali:  bersaglieri, carabinieri, croce rossa, proloco, confesercenti e confocommercio.
Per l'occasione si è allestita anche una mostra con il materiale documentale e fotografico della Fam. Lambertini e del Comune di Scandiano. Un ora di conferenza piacevole e coinvolgente che ha lasciato un bel ricordo di questo grande uomo e soldato.

Foto della sala del consiglio comunale vista dai relatori. Scatto di Marco Montipò

Introduzione storica sui Bombardieri del Re di Paolo Rodolfo Carraro. Scatto di Mauro Barbieri

Foto della sala del consiglio comunale. Scatto di Marco Montipò

Foto della sala del consiglio comunale. Scatto di Marco Montipò

Foto dal pubblico di Marco Montipò in piedi durante la conferenza. Scatto di Alessandro Zanni
Foto pergamena concessa a Lambertini nel momento del conferimento della cittadinanza onoraria. Scatto Mauro Barbieri
Foto volantino con scritto l'Inno del bombardiere. Scritto da Lambertini per i congedati. Scatto Mauro Barbieri.

Foto di Scandiano e di alcune licenze di bombardieri stanziati a Scandiano. Scatto Mauro Barbieri

Foto della mostra documentale e fotografica sui bombardieri e Lambertini. Scatto di Marco Montipò

Foto album fotografie dei bombardieri di Lambertini. Scatto Mauro Barbieri






lunedì 30 settembre 2019

GRANDE SUCCESSO PER LA CONFERENZA SULL'IMPRESA DI FIUME

Foto inizio conferenza sui reggiani nell'Impresa di Fiume
Una sala gremita ieri mattina alla biblioteca Panizzi per la conferenza sull'Impresa di Fiume. 

Il primo a parlare è stato il Prof. Ciro Romano che ha illustrato l'avventura fiumana nella sua complessità, contestualizzandola nel periodo storico. Inoltre, sempre Romano ha raccontato della figura di D'Annunzio e delle motivazioni che lo portarono a realizzare una delle imprese più epiche della storia d'Italia. 

Io invece ho esposto il frutto di un lungo lavoro di ricerche fatte nei diversi archivi, tra i quali, quello di Stato di Reggio Emilia, Modena e non ultimo, quello del Vittoriale degli Italiani. Con i documenti ritrovati ho potuto riportare alla luce i nomi di quei reggiani che parteciparono all'Impresa, che secondo i dati ritrovati furono circa una ventina. Tra questi ho raccontato la storia di Giuseppe Sorrivi, il prigioniero di Caporetto divenuto Legionario e Renzo Chierici, figlio del noto pittore e socialista Gaetano Chierici, che nell'Impresa ebbe addirittura anche un ruolo di Comando. Ma non solo, ci fu anche chi partì non ancora maggiorenne, come Ferri Roberto che classe 1902, appena diciassettenne, partì per Fiume e si arruolò nella "disperata" la guardia personale del Vate.  

Foto della sala durante la conferenza vista dai relatori
Il sostegno reggiano a d'Annunzio non fu solo con i legionari ma ebbe l'appoggio anche di personaggi i cui nomi erano legati alla politica e alla cultura reggiana, come: Vittorio Cottafavi, Virginia Guicciardi e Naborre Campanini. Queste persone si prodigarono per sostenere l'Impresa sia prima che durante, con raccolte fondi e conferenze. Virginia Guicciardi inoltre, insieme alle donne reggiane del "fascio femminile", nell'estate del 1920 ospitò 12 bambine fiumane. Questo è tanto altro ho è stato raccontato durante la conferenza. Per approfondire l'argomento e scoprire quanto è successo nel reggiano, sono a segnalare, come già ho detto durante la conferenza, che la storia dei reggiani nell'Impresa di Fiume sarà pubblicata nel prossimo numero della prestigiosa rivista Reggio Storia che uscirà nel mese di ottobre. 

Con queste ricerche si è potuto colmare un vuoto della storiografia reggiana e sono sicuro che questo contributo potrà aiutare a completare la complessa storia del nostro paese e della nostra città. 

Ringrazio la biblioteca Panizzi per l'invito e per avere organizzato questo evento e ringrazio soprattutto i partecipanti perché non è affatto scontato vedere tante persone in una domenica mattina di sole, partecipare ad un incontro di storia, anzi, purtroppo di solito è l'esatto contrario. Grazie davvero.







domenica 8 settembre 2019

CENTENARIO IMPRESA DI FIUME: CONFERENZA PRESSO LA BIBLIOTECA PANIZZI

La biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, in occasione del Centenario dell' impresa dannunziana di Fiume, ha organizzato per domenica 29 settembre una conferenza in cui si racconta di quell'avvenimento. Tra i relatori c'è il Prof. Ciro Romano, docente dell'Università di Napoli, che racconta dell'impresa nel suo insieme e lo scrittore Marco Montipò che rivela le sue recenti ricerche sui reggiani che hanno preso parte all'avventura del Vate.

Per ulteriori informazioni cliccare qui: http://panizzi.comune.re.it/Sezione.jsp?idSezione=2042481583



Locandina ufficiale dell'evento



sabato 20 luglio 2019

IL 27 LUGLIO 1919 SI INNALZAVA IL PRIMO MONUMENTO D'ITALIA AI CADUTI DELLA GRANDE GUERRA

Conclusa la Grande Guerra in tutto il mondo si faceva la drammatica conta dei morti. Circa 10 milioni di soldati perirono in quel conflitto di cui 650 mila  italiani.

Oggi girando da nord a sud per l'intero paese possiamo vedere come in ogni Comune d'Italia ci sia un monumento ai Caduti della Grande Guerra. Neanche la Seconda Guerra Mondiale ha lasciato una testimonianza marmorea di tali dimensioni. La Grande Guerra possiamo dire che è stata grande anche in questo.
Questi monumenti commemorativi sono stati eretti solitamente nel cuore delle città e uniscono tutti i paesi e paesini d'Italia in un unica grande storia condivisa. Ogni famiglia italiana infatti ha avuto uno o più figli in quelle trincee e tutte sapevano bene cos'era stata la Grande Guerra. Negli anni '20 con l'avvento del fascismo ci fu una vera e propria gara nell'erezione dei monumenti e dei sacrari in onore dei caduti, ma nei primi anni dopo il conflitto fu l'esatto contrario. Il clima politico e sociale di quel tempo infatti era molto turbolento e la violenza politica riempiva le pagine dei giornali. Il Biennio Rosso, così venne nominato quel lasso di tempo, segnò profondamente l'Italia e congelò in parte la volontà di costruire monumenti in onore dei caduti.
Nell'immediato dopoguerra, solo in pochi casi e a macchia di leopardo, in alcune città si riuscirono ad innalzare monumenti in ricordo dei caduti. Nel reggiano, per esempio, il primo e unico monumento della provincia ad essere costruito prima del fascismo fu quello di Viano nel 1921.
La storia di questo monumento è pubblicata nel libro "VIANO DURANTE LA GRANDE GUERRA".

Foto del monumento di Viano 1921
Io sono nato a Scandiano, provincia di Reggio Emilia, e qui sono nati  mio padre, mio nonno e ancora prima il mio bisnonno Giuseppe Montipò. Quest'ultimo era della classe 1881 e partecipava alla Grande Guerra  come fante inquadrato nella brigata "Belluno". Gli scandianesi caduti in quel conflitto furono 197 e il monumento in loro ricordo fu eretto nel 1925 alla presenza di Dino Grandi. Anche in questo caso il monumento fu eretto nel cuore della città.
Un monumento che oggi purtroppo non esiste più perché la statua in bronzo che lo sormontava fu tolta e "donata alla patria" a fine anni '30. Oggi al suo posto c'è un nuovo monumento, inaugurato nel 1958  a ricordo dei caduti scandianesi di tutte le guerre.

Foto del monumento di Scandiano
autografata da Dino Grandi
Ogni città italiana ha il suo monumento e le loro storie sono trascritte e conosciute proprio come quelle appena raccontate. Quella, invece, di cui si parla poco è la storia del primo monumento d'Italia che si trova in provincia di Ferrara e venne innalzato subito dopo la guerra nel 1919.

Articolo del "Il giornale del Mattino"
Il primo monumento d'Italia fu inaugurato il 27 luglio 1919 nel ferrarese, precisamente a Corporeno. Mi sento però di fare una precisazione. Nell'aprile del medesimo anno infatti ci fu l'inaugurazione del monumento a Bivio Paradiso, ma non c'entra con quelli eretti nelle città italiane. Quest'ultimi  erano a ricordo dei caduti di tali paesi e venivano eretti in tutti i Comuni italiani, proprio come quello di Corporeno, mentre quello di Paradiso era a ricordo di un fatto preciso, l'ultimo fatto d'armi di quel conflitto. Fu un omaggio agli ultimi italiani caduti nella Grande Guerra. Tornando a Corporeno e al primo monumento d'Italia,  le cronache ci dicono che per l'occasione parteciparono alcune compagnie di fanteria e la fanfara del 6° Reggimento Bersaglieri di Bologna. Fu una giornata di festa e tutti gli ufficiali e soldati presenti furono ospitati a pranzo dalle famiglie del paese.
Per l'occasione fu fatto partire anche un aereo da Poggio Renatico, che nel sorvolare il paese, gettò migliaia di volantini tricolore con scritto "onore ai caduti - W Corporeno - W l'esercito vittorioso"
Alla Cerimonia prendeva parte il Prefetto, unica autorità presente, che ringraziava gli organizzatori e i presenti. Poi prendevano la parola diverse persone del paese tra cui il Parroco di Corporeno, Don Resca. La giornata era di festa, ma tra i canti e le canzoni della fanfara il pensiero per i famigliari caduti in quel conflitto era sempre presente. Dopo le musiche, i canti dei soldati e le parole degli oratori infatti, il pensiero finiva sempre lì, con un po di commozione, per quei giovani che non c'erano più. Scriveva Il giornale del mattino al riguardo: "Guardammo ancora una volta l'obelisco e ci parve che su di esso  gigantesche,smisurate, contratte da un ghigno atroce, si elevassero le ombre dei martiri. Vita e morte, canti e singhiozzi." 


Foto del monumento di Corporeno scattata
nel luglio 2019



Bibliografia: 
_ Scandiano e la Grande Guerra 
_ Viano durante la Grande Guerra  
_80° Anniversario Inaugurazione Primo Monumento ai Caduti della 1° Guerra Mondiale. Corporeno 27 luglio 1919 . 1999









mercoledì 1 maggio 2019

FESTA DEI LAVORATORI: 120 ANNI FA SI FESTEGGIAVA PER LA PRIMA VOLTA NELLO SCANDIANESE

Foto di Pietro Artioli del 1875
Verso la fine dell' '800, i lavoratori di tutta Italia e del mondo, chiedevano condizioni di lavoro più stabili e umane. Scioperi e tumulti per decenni riempivano le pagine di cronaca dei giornali, infatti, la repressione dei governi, compreso quello italiano, spesso finiva tristemente nel sangue. In questo contesto si muovevano quei pionieri, che animati da nobili ideali e per l'emancipazione della classe lavoratrice, provavano a portare anche nel reggiano questa ondata di cambiamento. 
Il primo socialista di Reggio Emilia era uno scandianese, o meglio, un arcetano e si chiamava Pietro Artioli. Per le sue idee e azioni, Artioli subiva diversi processi sia a Reggio che in altre città. Quello che chiedevano, erano condizioni di lavoro più stabili e umane, una su tutte le otto ore giornaliere.

Nel 1890 in tutto il mondo, il primo maggio diventava la "giornata dei lavoratori". A Reggio Emilia i socialisti distribuivano migliaia di volantini per avvisare la popolazione dell’evento, ne riporto un passaggio: “Il primo maggio 1890 segnerà uno dei più grandi avvenimenti della storia, perché sarà quella, la prima volta che si vedranno i lavoratori di tutta la terra uniti in un sol pensiero di fratellanza e di redenzione comune…”  Si era deciso di organizzare un comizio pubblico ma che poi, le autorità, negarono. Il clima era teso, soldati alle porte della città, carabinieri e polizia per le strade ma nonostante le tante restrizioni governative, alcuni lavoratori aderivano all'appello e passeggiavano per le strade. I lavoratori reggiani che affluivano a Reggio in quel 1° maggio, che era davvero il primo in tutti i sensi, erano circa un migliaio.

Articolo della Gazzetta di Reggio del 1 maggio 2019
Anche in alcune località della provincia prendevano vita manifestazioni e balli per festeggiare quella data, spesso, sotto la supervisione di carabinieri e soldati con la baionetta inserita. A Scandiano invece, ci vorranno ancora alcuni anni prima che il Primo Maggio animava la cittadina bojardesca, infatti, sarà "solo" nel 1899 che tale giornata veniva festeggiata nello scandianese. Ci riportano le cronache di quel giorno: “Vi annunzio con piacere che anche in questa morta gora venne solennizzato il Primo Maggio con una cordialissima riunione a Chiozza, alla quale intervenne un centinaio di persone e dove parlarono applauditissimi i compagni Artioli e il maestro Cerlini, eccitando calorosamente i presenti alla propaganda e all’organizzazione operaia…”




mercoledì 10 aprile 2019

L'11 APRILE 1904, AL CONGRESSO DEL PSI A BOLOGNA, ENRICO FERRI VENIVA ELETTO SEGRETARIO


Pietro Artioli in una foto di fine '800
Oggi nel 1904 si concludeva l'ottavo congresso del Partito Socialista Italiano. 
Si teneva a Bologna, nei giorni 8 - 9 - 10 e 11 aprile presso il Teatro Comunale Bibiena. Partecipavano quasi 900 delegati in rappresentanza di oltre 30000 iscritti. Si scontravano sostanzialmente due correnti di pensiero, quella riformista di Leonida Bissolati e quella massimalista e rivoluzionaria di Arturo Labriola.  A sostegno di quest'ultimi confluiva anche la corrente di Enrico Ferri e proprio lui, usciva vincitore del Congresso. I riformisti aveva perso.

Tra i delegati c'era l'arcetano Pietro Artioli, primo socialista di Reggio Emilia, che in quel congresso sposava le posizioni riformiste di Leonida Bissolati. Tornato da Bologna, Artioli incontrava i compagni di Arceto a cui spiegava le ragioni del suo voto e il circolo arcetano approvava all'unanimità la sua condotta. 

lunedì 4 marzo 2019

DOMENICA 3 MARZO: CONFERENZA SUI PRIGIONIERI AUSTRO-UNGARICI

Domenica 3 marzo, nella bellissima Rocca di Castellarano, ho tenuto una conferenza sui prigionieri austro-ungarici rinchiusi a Scandiano durante la Grande Guerra. Una pagina poco conosciuta ma di un valore storiografico assoluto.

Nello scandianese infatti, già dall'estate del 1915 si allestiva il Campo di Prigionia più grande della Regione. La permanenza dei progionieri, nonostante ci sia stato tramandato che fu fino a Caporetto, grazie alle mie ricerche sappiamo che rimasero qui fino alla conclusione del conflitto.

Ho raccontato le storie di quei prigionieri e il lato umano con cui sono stati trattati sia dai carcerieri che dai popolani. 


Ringrazio la Società Studi Storici Castelleranese per avermi invitato e grazie a tutte quelle persone  che hanno voluto presenziare a questa conferenza nonostante una bella domenica pomeriggio soleggiata.


Marco Montipò durante la conferenza

Sala durante la conferenza
Rocca di Castellarano

Ingresso Sala Conferenza

sabato 2 marzo 2019

GRANDE GUERRA: INCONTRO CON LA FIGLIA DI UN PRIGIONIERO RINCHIUSO A SCANDIANO

Nelle mie ricerche sulla Grande Guerra, ho riportato alla luce una pagina di storia completamente dimenticata, il campo di prigionia di Scandiano (RE).
Era il campo più grande della Regione e nel picco massimo contava circa 1400 prigionieri. I primi prigionieri arrivavano nel settembre 1915, si legge nel libro SCANDIANO e la GRANDE GUERRA"Alle 18 i treni arrivavano a Scandiano. I carabinieri e i molti soldati impedivano l'irrompere del pubblico nella stazione. Una volta scesi i prigionieri, i soldati italiani li scortavano fino alla Rocca dei Bojardo. Sembrava un corteo funebre, il silenzio regnava tra gli austroungarici che camminavano verso le prigioni e gli scandianesi che li guardavano stupiti. Il solo rumore che si sentiva erano i passi di quei circa 1000 soldati."


Prigionieri austro-ungarici nel momento del rancio duranti i lavori della costruzione di una strada nello scandianese

Il campo di Scandiano rimaneva funzionante fino al novembre del 1917, quando dopo Caporetto, i prigionieri venivano smistati in altri campi e nella Rocca dei Bojardo veniva acquartierato il Deposito dei Bombardieri del Re. Solo una parte di loro rimaneva a Scandiano, infatti per tutto il 1918 veniva allestito un distaccamento del Campo di Pizzighettone chiamato 19° Compagnia Prigionieri di Guerra di Scandiano Distaccamento Pizzighettone. Ho già raccontato e pubblicato diverse storie di questi prigionieri ma oggi voglio condividere una scoperta nella scoperta.

Nel libro SCANDIANO e la GRANDE GUERRA avevo menzionato uno di questi prigionieri, si chiamava Girardi Eugenio ed era nativo di Levico. Classe 1896, Eugenio come quasi tutti i giovani trentini veniva arruolato nelle truppe imperiali. Nella seconda battaglia dell'Isonzo veniva fatto prigioniero durante l'assalto alle trincee italiane. Quel giorno, insieme ad altri trentini, una volta arrivati davanti al "nemico" italiano, alzava immediatamente le mani e cominciava ad urlare "non sparate! siamo italiani!". La guerra per Girardi Eugenio finiva così, quel giorno, davanti quella trincea italiana. Veniva trasferito a Scandiano dove arrivava in quel settembre del 1915. Qui rimaneva rinchiuso nel campo fino al marzo del 1917, dove dopo una disposizione ministeriale, in cui si dava la possibilità di liberare i prigionieri di sangue italiano, ossia i trentini, triestini, istriani ecc, usciva dalla prigione per essere ospitato da una famiglia scandianese, i Curti.

Eugenio Girardi alcuni anni dopo il conflitto

Durante la prigionia sappiamo che Eugenio e gli altri reclusi venivano trattati bene. Oltre il cronista di Scandiano Aderito Belli, che definì "la dolce cattività scandianese" la prigionia di questi soldati, anche uno di loro, Francesco Zanettin, lo scriveva nei suoi diari. Era un trentino come Eugenio e anche lui arrivava a Scandiano  nel settembre del 1915. Tra le tante cose annotava che per il Natale del 1915, veniva dato dolci e vino a tutti i prigionieri per festeggiare il giorno Santo.

La mia scoperta nella scoperta - come l'ho menzionata - sta nel fatto che finalmente sono riuscito a trovare ed incontrare la figlia di Eugenio Girardi. Si chiama Agnese e vive a Caldonazzo con la famiglia. Non conosceva tutte queste pagine di storia del padre e durante il nostro incontro mi ha detto "il babbo mi diceva che in Emilia era stato trattato bene, non so altro".
Ora, dopo la nostra chiacchierata sa qualcosa di più di quel periodo e dell'esperienza del padre. Una pagina famigliare tornata alla luce dopo oltre un secolo. Dopo avere salutato Agnese e la sua famiglia, sono ripartito per l'Emilia più ricco di quando sono partito per salire in Trentino, perché sono queste le gratificazioni più belle quando si scrive di storia, sapere che i tuoi scritti hanno contribuito a costruire una storia famigliare perduta.


Foto di Marco Montipò (io), Agnese Girardi e il marito Mittenpergher durante il nostro incontro del 2 marzo 2019



domenica 13 gennaio 2019

15 GENNAIO 1884, PELLEGRINAGGIO SULLA TOMBA DI RE VITTORIO EMANUELE II: LA BANDA DI SCANDIANO DAVANTI ALLA DELEGAZIONE REGGIANA

Cartolina commemorativa del pellegrinaggio. Arch. M. Risorgimento
Nel Gennaio del 1884 si dava vita ad una grande iniziativa patriottica: un pellegrinaggio sulla Tomba del primo Re d'Italia VITTORIO EMANUELE II.
L'iniziativa passerà alla storia come il "pellegrinaggio nazionale" che dal 9 gennaio 1884, da tutta Italia, vedeva per diversi giorni Comitati di ogni provincia arrivare al Pantheon di Roma per rendere onore al "Re liberatore".
A Reggio Emilia il comitato si costituiva definitivamente già dal 9 novembre 1883, sotto la presidenza del Sindaco Francesco Gorisi e il giorno fissato per partecipare alle celebrazioni era il 15 gennaio 1884.  Ad aprire il corteo reggiano era stata scelta la banda musicale di Scandiano.
Oltre al comitato del Comune di Reggio Emilia, da tutta la provincia si istituivano e aderivano anche sottocomitati che comprendevano diversi Comuni, associazioni e scuole, tant'è che al momento della partenza, erano rappresentate oltre 40 realtà, tra cui il Comune di Scandiano con il Sindaco Bertolani Giuseppe. Il totale degli aderenti reggiani era di oltre 500 persone.
Una prima pagina del giornale d'epoca capitan Fracassa
Il 15 gennaio il corteo del comitato reggiano, sfilava con in testa la Banda di Scandiano che per l'occasione indossava delle bellissime divise nuove. Il giorno seguente, il 16 gennaio, il Comitato provinciale reggiano veniva ricevuto dal Re Umberto I e il giorno seguente, il 17, venivano ricevuti sempre dal Re, i sindaci del territorio, tra i quali lo scandianese Bertolani. Una volta tornati a casa, questi pellegrini avevano lasciato il segno, specialmente la Banda di Scandiano che al momento della partenza da Roma il famoso giornale Capitan Fracassa, scriveva: "...ieri mattina col treno delle 11 è partito alla volta di Scandiano quel concerto di quel comune che nel corteo del 15 ed all'anfiteatro Umberto I in occasione della conferenza Chimirri suonò facendosi molto onore. Dei pezzi suonati piacque principalmente una marcia-galop intitolato Avanti Savoia, bellissima nel suo genere. E'del valente maestro compositore Marchiò, direttore del concerto stesso."