sabato 25 novembre 2017

SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA: IL CULTO E LA DEDIZIONE SCANDIANESE

Immagine della Santa nel momento dell'esecuzione 


Il 25 novembre del 305 dc veniva uccisa Santa Caterina d'Alessandria. Era una giovane donna di 18 anni, di bell'aspetto e dalle nobili radici. Le sue colpe, secondo il Governatore d'Egitto, era di essere cristiana e rifiutarsi di convertirsi al paganesimo.
Dopo una lunga tortura sotto una grande ruota dentata veniva decapitata; una morte straziante che però la rese eterna, Santa.
Il suo martirio risuonò nei secoli avvenire e le genti intorno al Mar Mediterraneo tramandarono la sua figura e le sue gesta. Pensare che anche la condottiera Giovanna d'Arco sarà guidata da Santa Caterina d'Alessandria.

Qui a Scandiano il culto di Santa Caterina d'Alessandria è antico quanto la fondazione di Scandiano stessa. Infatti, nonostante si attesti a Giberto Da Fogliano la fondazione della cittadina, studiosi affermati, "armati" di documenti, attestano la fondazione di Scandiano (come castello) a Feltrino Bojardo, zio del "famoso" Matteo Maria Bojardo. Feltrino era stato un militare e servitore del Marchese di Ferrara, Modena e Reggio Nicolo III d'Este.
Oltre ad avere accompagnato il Marchese sui campi di battaglia, Feltrino andò con lui anche al Santo Sepolcro di Gerusalemme e proprio qui venne fatto Cavaliere.
Tornato in Patria Feltrino diventò il Primo Conte di Scandiano e qui spese tutto se stesso per rendere grande questa cittadina che ai tempi era insignificante, ma che grazie a lui diverrà una "Nobil Terra".

Tra le tante opere eseguite è ancora lì a sua testimonianza la Chiesa principale di Scandiano: Chiesa Grande. Fu edificata per suo volere e proprio lì, come da sua richiesta, venne sepolto nel 1456.
Dopo la sua morte Feltrino dava disposizione che a Scandiano si venerasse Santa Caterina d'Alessandria ed è proprio qui che comincia il culto e la dedizione scandianese alla Martire.
Qualche secolo più tardi, durante il Marchesato di Scandiano, verrà poi ufficialmente proclamata Patrona di Scandiano, era il 1729. Durante quel periodo, Scandiano era ancora un paesello medievale, "raccolto tra le mura del castello" e con le porte agli ingressi del paese. Era abitato da appena 3896 persone, divise tra Scandiano e le ville limitrofe. Scandiano paese contava appena 648 abitanti tra cui 67 ebrei e proprio loro, saranno i primi testimoni della Patrona.

Mappa edita dalla ProLoco di Scandiano: Rappresenta Scandiano a inizi '800, la Scandiano da me raccontata era circa uguale a quella della mappa.

Ogni 25 novembre, da quel lontano 1729, Scandiano da omaggio alla sua Patrona, un culto con radici antiche e profonde ma vive e vegete. Nonostante i secoli di storia che separano gli scandianesi d'oggi agli avi del passato, oggi l'intero paese mantiene viva quella tradizione che rappresenta anche la nostra identità.

Qui riporto il testo del decreto che dichiara Santa Caterina Patrona di Scandiano:
"a priore ed officialibus Communitatis Scandiani, ac a Repraesentantibus aliorum Locurum totius illius Marchionatus Diocesis Regii, electa nuper S. Cattharina V. ed M. in Patronum Principalem, modo pro illius confirmatione Sacrae Rituum Congregationi humillime supplicatum fuit ed Sacra eadem Congregatio, audita prius relatione Ordinarii, et attento quod huiusmodi electio ser. ser. et formam Decreti subdie 23 Martii 1630 super electiones Patronorum editi legitima facta fuerit, eundem approbavit et confirmavit ac S. Catharinae praedictae sic in Patronum Principalem electae, prerogativas mnes Sanctis Protectoribus Principalibus compae VI super celebratione Festorum, ac servatis Rubrics Breviarii et Missali Romani, attribuit atque concessit S. C. R . Die 9 aprilis 1729"

sabato 4 novembre 2017

4 NOVEMBRE 1918: IL GIORNO DELLA VITTORIA VISTO DA SCANDIANO

La Domenica del Corriere dedicata alla Vittoria: Il nemico, il barbaro aguzzino è disfatto e le terre fatte sacre da un anno di martirio tornano alla Patria. Il tricolore dei fratelli che aspettavano si leva fiero a baciare , nel fulgore della Vittoria, le lacere gloriose bandiere dell'Esercito Liberatore.


Man mano che arrivava l’autunno e finiva il 1918, le truppe italiane preparavano la grande controffensiva di Vittorio Veneto. Siamo sul Piave e sul Massiccio del Grappa, tra il 24 ottobre il 4 novembre, giorni in cui si decidevano le sorti del fronte italiano/austriaco. 
L’offensiva italiana travolgeva gli austriaci che, nonostante l’accanita resistenza, non potevano che arretrare passo dopo passo fino alla resa. L’ultimo bollettino di guerra prima della vittoria, veniva scritto da Diaz il 3 novembre 1918  “…Le nostre truppe hanno occupato Trento e sono sbarcate a Trieste. Il tricolore italiano sventola sul castello del Buon Consiglio e sulla Torre di S. Giusto. Punte di Cavalleria sono entrate a Udine”  

Il conto per gli austriaci fu salato, 400 mila soldati dell’Impero catturati e oltre 30 mila caduti, la resa era l’unica opzione. La vittoria italiana e la sconfitta austriaca anticipavano sicuramente la conclusione dell’intero conflitto, infatti l’11 novembre l’Impero germanico, senza più l’impero austriaco al suo fianco, firmava la resa.     Scriveva di quei giorni il Generale tedesco Erich Lunderdoff  “Nell’ottobre del 1918 ancora una volta sulla fronte italiana rintronò il colpo mortale. A Vittorio Veneto l’Austria non aveva perduto una battaglia, ma aveva perduto la guerra e se stessa, trascinando anche la Germania nella propria rovina. Senza la battaglia distruttrice di Vittorio Veneto noi avremmo potuto, in unione d’armi con la monarchia austro-ungarica, continuare la resistenza disperata per tutto l’inverno.”

Il giorno 4 novembre, il comandante supremo del Regio esercito, il Generale Armando Diaz, annunciava la vittoria all'Italia intera: “Comando Supremo 4 Novembre 1918, ore 12. La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, <duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte 51 divisioni italiane, 3 britanniche, 2 francesi, 1 cecoslovacca ed 1 reggimento americano, contro 73 divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d'armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, dell'VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza. Armando Diaz”

La guerra era finita e l’annuncio portava gioia e felicità nelle città italiane, tutte, anche a Reggio Emilia e a Scandiano. Questa data importante mi piace narrarla con le parole del “famoso” cronista locale che aveva vissuto in prima persona quelle giornate: “…attraverso il comunicato immortale di Diaz, a Scandiano, come in ogni angolo della Penisola, fu una grande ondata di gioia e di commozione che dilagò ovunque. Bombardieri e cittadini celebrarono, con suoni e grida festose, la indimenticabile data…” 
Il Belli fa riferimento ad una imponente manifestazione organizzata per il giorno di San Martino, l’11 novembre. Quel giorno circa 25oo bombardieri sfilavano per le vie del paese tra la musica e l'acclamazione cittadina, in una Scandiano tutta colorata dai tre colori della bandiera nazionale: il verde il bianco e il rosso. La popolazione  accorse affollando le strade e gli scandianesi offrirono ad ogni bombardiere sigari, vino e castagne, in segno di riconoscenza del grande sacrificio compiuto dai militari per salvare la Patria. Scriveva il Giornale di Reggio “…oggi Scandiano è tutto bello, festante e giulivo. La gente è più espansiva ed allegra, le case sono quasi tutte imbandierate e questa sera ogni finestra aveva il suo lampioncino. La musica ha suonato a lungo diversi pezzi suscitando l’entusiasmo del numerosissimo pubblico…”  

Oltre il Belli e le cronache dei giornali, voglio riportare anche le parole di Arnaldo Fantuzzi, un liceale scandianese che dal fronte, dopo tanti sacrifici, scriveva pieno di orgoglio alla sua famiglia di quei giorni: “Ricordandovi tutti e sicurissimo che questa splendida vittoria abbia soddisfatto i nostri sacrifici e i tuoi santi ideali, condividendo il tuo pensiero e la tua gioia, di più, orgoglioso perché anch’io nel mio piccolo vi ho contribuito, earamente baciovi tutti quanti in famiglia”.