sabato 17 giugno 2017

LA FUGA HOLLYWOODIANA DEI PRIGIONIERI AUSTRIACI DALLA ROCCA DEI BOJARDO

Cartolina ufficiale del Campo di Prigionia di Scandiano. Fronte. Collezione Giuseppe Ruini


Cartolina ufficiale del Campo di Prigionia di Scandiano. Retro. Collezione Giuseppe Ruini


Siamo nel periodo della Grande Guerra e dal settembre 1915 la Rocca dei Bojardo si trasformava in un campo di prigionia ospitando un migliaio di prigionieri austriaci. Sappiamo che il loro “soggiorno” non era particolarmente duro, soprattutto i primi mesi dove, come ci racconta nei suoi diari il prigioniero Francesco Zanettin "regnava l'ozio e la noia". Nonostante tutto era pur sempre una prigionia e da reclusi la voglia di libertà era sempre presente. 

Tra le mura della Rocca, 4 detenuti progettavano un evasione Hollywoodiana e armati di un coltellino scavarono un tunnel nel muro esterno del castello, di ben 2 metri e mezzo di spessore. Il tunnel era largo appena 70 cm in entrata e 40 in uscita, una sorta di imbuto. Ci misero dei mesi e tanta pazienza, ma tempo ne avevano a volontà e la pazienza se in gioco c’è la libertà, si trovava. 

I 4 militari austriaci erano tutti ufficiali e la notte di domenica 18 giugno 1916 la loro impresa riuscì, infatti quella notte il tunnel vedeva la luce e tutta la loro fatica era ricompensata. Quella notte si prestava benissimo per la fuga, il cielo era carico di nuvoloni neri e il forte vento scuoteva gli alberi, quell’aria di tempesta avrebbe camuffato i rumori che inevitabilmente si sarebbero prodotti durante la fuga. 

Il buco era fatto e ora bisognava solo uscire e calarsi a terra, ma tra il buco e la terra ferma c’erano 12 metri di vuoto. I prigionieri unirono delle lenzuola e coraggiosamente si calarono nel vuoto, i primi tre toccarono terra mentre il quarto veniva sorpreso dalle guardie poste a vigilanza. I soldati italiani spararono 5 colpi di fucile che risuonavano come un eco nella tranquilla cittadina scandianese.  Agli spari i primi tre fuggiaschi scapparono velocemente e si dileguarono, l’ultimo invece, mentre provò a scappare veniva fermato dal bersagliere scandianese Braglia Cesare, che in quel momento si trovava a casa in licenza. Braglia sentendo gli spari accorse per capire cosa stava succedendo, arrivato si trovava davanti quel prigioniero che non parlava nemmeno italiano, Braglia puntò la carabina al fuggiasco e gli intimò la resa, la sua libertà finì in quel momento, davanti a quel fucile.  Arrivavano anche i carabinieri che dopo essersi complimentati con l’ufficiale dei Bersaglieri ammanettavano il fuggiasco e lo riconducevano nelle galere della rocca. 

Subito partivano le ricerche dei soldati e dei carabinieri per gli altri tre, ma senza successo. Il giorno seguente arrivava una chiamata da Correggio, erano le 18.30 e i carabinieri in servizio in quel luogo avevano arrestato i tre fuggiaschi, venivano sorpresi nella zona di Fosdondo. 
In serata venivano ricondotti anche loro nella Rocca dei Bojardo e anche se solo per un giorno, i 3 fuggiaschi, avevano potuto assaporare la libertà nelle campagne scandianesi. Questa parentesi dei 4 prigionieri austriaci sarà l’unica di tutto il periodo di detenzione degli austriaci, nessun’altro tenterà nulla del genere, anzi, i prigionieri saranno invece ricordati negli anni avvenire per la strada che da Ventoso va sul Monte delle 3 Croci, costruita da loro durante la prigionia. Questa importante infrastruttura, ancora oggi esistente, sarà apprezzata da generazioni e generazioni di scandianesi.

MARCO MONTIPO'