martedì 6 marzo 2018

LE DONNE SCANDIANESI DURANTE LA GRANDE GUERRA.

Al momento dello scoppio della Grande Guerra, il ruolo della donna all’interno della società e delle famiglie italiane era invariato da decenni, anzi, da secoli. Il popolo italiano infatti veniva da una lunga tradizione contadina in cui gli uomini erano quelli che lavoravano nei campi e le donne invece accudivano i figli e sbrigavano le faccende domestiche, in pratica relegate tra le mura domestiche. Allo scoppio del conflitto tutto cambiava e nella drammaticità della guerra, le donne avevano l’occasione di riscattarsi dimostrando finalmente che non erano affatto “inferiori” al “sesso forte”. Di colpo dovevano pensare ai campi che i fratelli, i padri o i mariti non potevano più lavorare perché al fronte, oppure entravano nelle fabbriche come operaie per mandare avanti quella produzione necessaria per l’Esercito. Non solo, con il ruolo di maestre si dedicavano nelle scuole e nella società per sensibilizzare le coscienze e diffondere quel sentimento patriottico tra alunni e cittadini. 
Questi citati sono solo alcuni esempi del ruolo della donna durante il conflitto e a Scandiano ci furono tutte queste sfumature raccontate.

Le donne scandianesi infatti si erano dedicate in più fronti, come per esempio nella costituzione del Comitato civile di soccorso alle famiglie dei richiamati. Il Comitato aveva l’obiettivo di supportare e aiutare le famiglie che avevano tra i loro membri dei militari al fronte e a Scandiano, saranno circa 2000 i richiamati su una popolazione totale di 10 000 abitanti. Il ruolo del Comitato era vitale, un punto di riferimento assoluto per le famiglie. Scandiano fu tra i primi comuni della provincia reggiana a costituirne uno, scriveva il Giornale di Reggio “Questo paese ancora prima della circolare del Ministro Salandra si è commosso al bisogno delle famiglie dei militari in guerra, costituendo all’uopo un Comitato fra uomini e signore di Scandiano”.

Invito per la costituzione del Comitato del 27 maggio 1915. Fonte:Archivio storico del Comune di Scandiano

La figura femminile era centrale nel Comitato e ben 3 donne ricoprivano la carica di Vice Presidente, erano: Adelaide PiccininiGemma Tognoli e Cristina Canevazzi. Tra i membri del direttivo invece c’erano: Teresa AlmansiGina ZanniGiannina Valli e Maria Marchiò. Il Comitato si ramificava immediatamente in tutto il territorio scandianese con sub-comitati, scriveva orgogliosamente il Sindaco di Scandiano al Presidente della Provincia“…mi onoro di comunicare che anche a Scandiano è sorto un Comitato per il soccorso e l’assistenza alle famiglie dei militari in guerra. Questo Comitato à dato mano alla raccolta di offerte, à costituito in ciascuna Villa del Comune  sub-comitati, e comincia a svolgere il programma proprio, che è quello dei Comitati similari...”. 
L’opera di queste donne era notevole, pensare che dopo poco tempo dalla costituzione scriveva sempre il Giornale di Reggio “A Scandiano non vi sono più divisioni di partiti, la numerosissima squadra di ciclisti organizzata dal Comitato trova benevola e gradita accoglienza ovunque…In tutte le famiglie di contadini, possidenti, operai, di commercianti è penetrato quel sentimento di patriottismo e di civile concordia…”. In pochi mesi infatti, diverse sottoscrizioni facevano lievitare la cassa del Comitato a circa 4000 Lire, oltre le offerte materiali, come latte, uova ecc. Il Comitato operava per tutta la durata della Guerra.

Le maestre di Scandiano invece le troviamo a promuovere il Prestito Nazionale, strumento necessario per raccogliere i fondi per portare avanti l’industria bellica. In più occasioni si adoperavano nell’organizzare pubbliche conferenze nel Municipio o in Piazza Spallanzani, dove spiegavano agli intervenuti cos'era il Prestito. Questo strumento aveva portato diversi miliardi di Lire nelle casse dello Stato, il V° Prestito per esempio, quello che aveva finanziato la riscossa di Vittorio Veneto, incassava da solo oltre 3 miliardi.
Riporto il nome di alcune di quelle maestre, a eterna testimonianza del loro prezioso contributo: Ida Montanari, Clementina Bertolani, Irma Bonacini, Irma Riva, Rosina Zannoni, Elisa Filippa, Giuditta BeccariAngiolina Manfredi.
Sempre le maestre inoltre, additavano agli alunni scandianesi quei militari che emergevano nelle cronache nazionali per avere compiuto ardite imprese, mi riferisco ai concittadini Mario Pellegrini, Leopoldo Reverberi o Flavio Regnani.

Il peso della guerra però, era come un macigno che le donne portavano sulle proprie spalle. Oltre l'angoscia di sapere i propri cari al fronte, la donna viveva anche la preoccupazione della lavorazione dei campi, come la vendemmia o la mietitura, compiti che fino a quel momento spettavano agli uomini. Scarseggiavano gli alimenti e i soldi ma bisognava trovare comunque da mangiare per gli anziani e i bambini e tutto questo, era diventato responsabilità delle donne. In più occasioni le sorelle, madri o mogli, scrivevano al Sindaco di Scandiano per chiedere brevi licenze per i propri fratelli o mariti. Pochi giorni, giusto per fare quei lavori nei campi ma la risposta era quasi sempre negativa, dovevano pensarci le donne, la figura femminile infatti, durante la Grande Guerra era diventata "l'uomo di casa".

Richieste di brevi licenze di militari scandianesi  per lavori nei campi.  Fonte:Archivio storico del Comune di Scandiano

Più la guerra andava avanti e più questo macigno si faceva sentire e il peso diventava insopportabile. Tra l'autunno e l'inverno del 1916, nella provincia di Reggio Emilia, donne organizzate scendevano in strada per chiedere un aumento del sussidio e contro gli imboscati. Il Prefetto preoccupato metteva in guardia il Sindaco di Scandiano, avvisandolo di queste possibili manifestazioni e nel caso, di persuadere le donne a tornare a casa, rischiavano "gravi sanzioni penali" scriveva. Nel dicembre del 16' succedeva quello che temeva il Prefetto, 200 donne scendevano in strada anche a Scandiano e chiedevano un aumento del sussidio e la pace. Il Sindaco Venerio Zuccoli con calma e collaborazione ne riceveva una delegazione e dopo le sue rassicurazioni, le donne tornavano a casa, scriveva Zuccoli al Prefetto " ...l'opera nostra di persuasione le ha indotte al ritorno alle loro famiglie. Nessun incidente da deplorare...".

La figura femminile era presente ovunque, nel soccorso, nel gestire le famiglie, nel lavoro e anche nella propaganda. Quella guerra la donna la stava combattendo in prima linea anche senza fucile in mano. Sempre qui a Scandiano il Comitato femminile locale organizzava una imponente conferenza a sostegno del ruolo della donna, lo faceva al Teatro Bojardo ed era il 10 marzo 1917. Come testimonial  veniva la famosa Donna Paola, scrittrice di successo e letterata affermata, che davanti una sala gremita di pubblico femminile parlava per oltre un’ora.
Esortava le donne ad uscire di casa e prendere parte attiva al momento storico in cui vivevano, “la guerra” sosteneva “era un’occasione per l’emancipazione della donna”Donna Paola era amica della scrittrice reggiana Virginia Guiggiardi Fiastri e insieme erano tra le animatrici a sostegno dell’emancipazione femminile già dal primo ‘900.


Virginia Guiggiaredi Fiastri e Paola Baronchelli Grasson (Donna Paola)

Un altro esempio dell'importanza della figura femminile durante il conflitto, lo troviamo in uno dei momenti più bui dell'intera guerra, durante la disfatta di Caporetto. Lo sfondamento degli austriaci causava una ritirata biblica, circa 350 mila militari italiani e 500 mila civili si riversavano nella penisola. In quei giorni, un migliaio di soldati arrivavano in paese "laceri, sporchi e affamati" come ci riportano le cronache. Le donne di ogni estrazione sociale si adoperavano immediatamente e portavano vino, pane, frutta per sfamarli e preparavano una stanza per farli riposare. Li accudivano e sfamavano come se erano i loro mariti, i  fratelli o i loro padri. Solo la donna poteva riportare un po di pace nei cuori e nelle menti di quei militari, che avevano vissuto sulle proprie spalle la disfatta tra le disfatte. Da quell'amore patriottico e umano, ripartiva quella speranza per riscattarsi e passare dalla disfatta alla riscossa. In quei giorni la donna ci aveva reso un popolo unito come un unica famiglia.

Il "sesso debole"  come è stato definita la donna nella storia, è stata capace di tutto questo. La figura femminile ha avuto un ruolo importante in quel conflitto e la vittoria, è stata resa possibile anche grazie a tutte quelle donne citate. Questo 8 marzo 2018, festa della donna e centenario della Grande Guerra, il mio pensiero va a tutte le donne d'Italia che hanno vissuto e combattuto nella Prima Guerra Mondiale. Da scandianese invece, sento di dare un omaggio particolare alle donne di Scandiano che ho narrato in questa storia. A 100 anni di distanza, la loro forza e il loro sacrificio non è dimenticato e sono orgoglioso di avere riportato alla luce, dopo un secolo di silenzio, quanto hanno dato e fatto in quel tremendo conflitto! Buon 8 marzo!