domenica 29 luglio 2018

OGGI NEL 1489 SI CENSIVA L'ARMERIA SCANDIANESE.

La signoria dei Bojardo fu un periodo molto tranquillo per Scandiano,  un periodo ricco di cultura che trovò l'apice con il Conte Matteo Maria Bojardo
La fase bojardesca fu un passaggio storico molto diverso da quello dei Da Fogliano, dove le guerre fratricide per il dominio dei territori avevano insanguinato i dintorni.


Foto della statua di Matteo Maria Bojardo presso i giardini di Reggio Emilia


Matteo Maria Bojardo si sposava nel 1471 con Taddea Gonzaga e nella sua vita sappiamo che si dedicò alla cultura e alla letteratura, tant'è che proprio lui lasciò alla storia il famoso poema cavalleresco conosciuto in tutto il mondo: "l'Orlando Innamorato"
La fama del Bojardo era assoluta e il Duca di Modena e Reggio, Borso d'Este lo chiamava a se quando c'erano degli appuntamenti importanti, come nel 1469, quando a Ferrara arrivò l'Imperatore Federico. Matteo Maria Bojardo era infatti tra i membri che dovevano formare la corte dell'Imperatore. Oppure quando nel 1471, a Roma, sempre al Duca di Modena e Reggio Borso d'Este, gli fu conferito da Papa Paolo II  il titolo di Duca di Ferrara, anche in quell'occasione al  suo fianco c'era il poeta Matteo Maria Bojardo.

Scandiano con i Bojardo viveva il suo rinascimento ma non solo con il famoso poeta, anche dopo, pensiamo per esempio ai bellissimi affreschi nella Rocca dei Bojardo di Nicolò dell'Abate, realizzati nella  metà del '500. Il periodo bojardesco è tutto luminoso, dal principio alla sua conclusione.
Il rinascimento scandianese era come quello fiorentino, cultura e bellezza plasmavano questa cittadina ai piedi dei colli, non a caso, anche molti decenni più tardi personaggi del calibro di Carducci, una volta arrivati nella cittadina bojardesca, se ne innamorarono di colpo. 

Anche se le priorità per il Bojardo erano la cultura e la bellezza, caratteristiche di quel periodo meraviglioso che fu il rinascimento, dovevano però anche equipaggiare un esercito per essere pronti ad un eventuale attacco nemico. Anche in quella fase storica e luminosa infatti, le armi erano la diplomazia.  
Nel 1487 il Poeta diveniva Capitano Estense a Reggio Emilia, carica voluta dal Duca Ercole I d'Este, successore di Borso d'Este, morto nel 1471 pochi mesi dopo essere nominato Duca di Ferrara. Matteo Maria Bojardo come Capitano di Reggio, doveva liberare le campagne dai banditi che scorrazzavano e manifestavano tutta l'ostilità verso il Duca. Questo compito lo portò avanti fino alla sua morte avvenuta nel 1494. 

In quegli anni il Conte di Scandiano viveva in città, a Reggio Emilia, dove poteva portare avanti al meglio i suoi servigi al Duca. La moglie del Poeta, Taddea Gonzaga, visto l'assenza del marito decideva allora di consegnare le armi tenute a Scandiano al castellano, era il 29 luglio 1489.

In caso di guerra, nella Rocca dei Bojardo, si trovavano diverse armi da fuoco come: 19 schioppetti di cui, 5 di ferro con grandi impugnature, 11 in ferro con impugnatura piccola e 7 di bronzo. C'erano 2 barili e 2 casse piene di polvere da sparo e 1 barile di zolfo. Inoltre erano presenti 19 balestre, di cui undici grandi, caricate a mulinello, che servivano per la difesa delle mura e 23 casse di verrettoni (proiettili per balestre). Poi c'erano archi e  aste in legno. Erano presenti anche le armature per i cavalieri con 5 elmi, 6 corazze, 4 maglie ferrate, 4 armature generiche e 11 guanti in ferro.





















Fonti: Storia di Scandiano di Giambattista Venturi, Storia di Scandiano di Aderito Belli, Il pescatore reggiano 2003