lunedì 31 ottobre 2016

OGGI PER SCANDIANO SI FESTEGGIA HALLOWEEN, PER L'OCCASIONE VOGLIO RACCONTARE UNA STORIA DELL' ORRORE SCANDIANESE


Foto del Boia Bugatti Giovanni Battista detto Mastro Titta. Nasceva nel 1779 e morì nel 1869 a Roma. Fu un Boia dello Stato Pontificio e tra i più “famosi” della storia, nella sua carriera professionale eseguì oltre 500 esecuzioni. 
La foto postata di Mastro Titta è voluta, non solo perché tra i boia più famosi della storia ma anche perché rispecchia il tempo della storia raccontata, infatti la prima esecuzione fatta dal Boia Mastro Titta fu nel 1796, solo qualche anno più tardi della storia narrata.

Nella notte di Halloween per le vie di Scandiano si vedono mostri, teschi, fantasmi, i ragazzi si raccontano storie e si guardano film dell’orrore, una “macabra” nottata che da alcuni anni fa calare le tenebre nel paesino dei Bojardo. Per fortuna è tutta finzione, infatti all’oscurità si alternano le risate dei bambini, la dolcezza delle caramelle e un clima di festa e divertimento, una macabra finzione che nasce e muore nella magia di Halloween.

Voglio raccontare una storia proprio in questa oscura giornata, un sinistro racconto che ci riporta indietro nel tempo e ci può dare l’idea di cosa potevano vedere fino a pochi secoli fa i nostri antenati scandianesi.

Siamo ad Arceto nell’autunno del 1773, precisamente nella notte tra il 24 e il 25 novembre e un delitto violento e spietato turbava l’intera comunità, un certo Marco Braglia uccideva a colpi d’ascia le sue sorelle seminando il terrore nella frazione scandianese. L’assassino veniva arrestato la stessa sera dalle guardie ducali e per lui iniziava un processo che durò quasi tre mesi. Questi omicidi però non erano la parte più raccapricciante del racconto, anzi, il “bello” doveva ancora venire, infatti la sentenza era altrettanto spietata, l’assassino Braglia veniva condannato alla “decapitazione e lo smembramento del corpo”.

L’esecuzione si compiva alle 9 del mattino nella Piazza Maggiore[1] d’avanti alla comunità che assisteva in silenzio. Conosciamo tutti l’inverno emiliano e scandianese, il freddo umido che penetra nelle ossa e la fitta nebbia che come un bianco muro impedisce al sole di accarezzarci con i suoi raggi. E che dire dell’azzurro del cielo? vederlo in questa stagione era ed è una rarità, l’inverno tipico emiliano si prestava perfettamente a questa esecuzione facendone una cornice da film dell’orrore. 

Ma veniamo all’esecuzione, Il Boia davanti alla comunità tagliava la testa dell’assassino e smembrava il suo corpo in quattro parti, ma non era tutto, successivamente la testa veniva posta in una gabbia di ferro ed esposta pubblicamente per giorni all’ingresso del castello di Arceto.  Le parti del corpo, invece, venivano inchiodate a delle piante vicino alla casa del delitto, il tutto illuminato da torce perché ai tempi l’illuminazione pubblica ancora non esisteva e al calar del sole l’oscurità si impadroniva del paese. 
Tutti dovevano vedere, tutti dovevano temere, quella esecuzione era da monito per tutti.

A fine del 700 è questo che si poteva vedere a Scandiano, un macabro spettacolo che a differenza di oggi non era finzione, non c’erano le risate e le caramelle ad addolcire l’atmosfera, non era una festa ma una spettrale realtà.

La storia raccontata è stata presa dal libro Storia di Scandiano di Aderito Belli[2] in cui si narra anche che la gabbia contenente la testa di Marco Braglia era visibile ai musei civici di Reggio Emilia, purtroppo però, dopo una mia ricerca ho constatato che la gabbia non fa parte delle collezioni del museo, forse questa “reliquia” è stata smarrita nel tempo.




[1] Piazza Maggiore oggi chiamata Piazza Spallanzani
[2] Aderito Belli Storia di Scandiano, 1928 Pag 81

martedì 18 ottobre 2016

OGGI NEL 1912 SI CONCLUDEVA LA GUERRA DI LIBIA, UN RICORDO DI QUEGLI SCANDIANESI CHE SFIDARONO L'IMPERO OTTOMANO

Foto archivio privato:  Leopoldo Reverberi a Sidi Messri (Libia)

Il 29 settembre 1911 scoppiava il conflitto Italo-Turco definito la Guerra di Libia, durava circa un anno e si concludeva il 18 ottobre 1912 con la vittoria italiana.

Come nella Grande Guerra anche in questo conflitto c'era un grande poeta a sostenere l'intervento militare e le truppe italiane, ma questa volta non era D'Annunzio ma era Giovanni Pascoli e lo faceva in un suo memorabile discorso fatto nel teatro di Barca a Lucca nel novembre 1911 dal titolo "La grande Proletaria si è mossa".[1]

Oggi può sembrare una storia lontana da noi, lontana da Reggio Emilia e da Scandiano,  può sembrare una storia che non ci riguardi ma invece ci riguarda eccome, quella storia l'hanno scritta tanti reggiani e tanti scandianesi.

Nella guerra di Libia gli italiani schierati erano oltre 30 mila unità, di cui 1892 reggiani.[2]
Ogni Comune della provincia reggiana vedeva i suoi figli partire per combattere nella guerra di Libia, Scandiano fu il comune tra i maggiori donatori, infatti vedeva partire 58 suoi figli.[3] 
Questi scandianesi erano in molti casi umili cittadini di provincia che mai avevano visto oltre i confini nazionali, degli umili scandianesi che stavano per varcare il Mediterraneo e scrivere la storia sfidando l’Impero Ottomano.

Questo “lontano” conflitto lasciava sulle sabbie libiche circa 3431 italiani[4]  tra cui 50 reggiani, tra quest’ultimi c’erano anche degli scandianesi, due per l’esattezza, il primo fu Teggi Carlo di San Ruffino, classe 1888, caduto in combattimento il 9/11/1911 a Sciara-Sciat,[5] il secondo invece fu Bandelli Battista, classe 1890 caduto in combattimento il 23/07/1912 a Punta Buscaiba.[6] 

I reggiani combatterono con valore e ben 53 di loro venivano decorati con medaglie al valor militare e tra questi c’erano anche degli scandianesi. Il primo decorato era lo scandianese adottivo, Leopoldo Reverberi che da giovane tenente di fanteria si contraddistinse più volte per valore e coraggio e proprio per questo veniva decorato con la medaglia di bronzo al valor militare, la motivazione In ripetuti combattimenti tenne il comando del suo plotone con lodevole fermezza ed ardimento. Sciara Zauia, 26 Ottobre 1911 – Zanzur, 8 Giugno 1912”.[7] 
Inoltre sempre Reverberi sarà un ulteriore orgoglio per Scandiano, infatti nella Grande Guerra, sempre per valore e coraggio veniva decorato con la medaglia d’Oro dopo essere caduto sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche.
Il secondo Eroe invece era Olvi Iori, un soldato semplice che prendeva anch’esso la medaglia di bronzo con questa motivazione “In terreno scoperto e fortemente battuto dal fuoco nemico diede prova di slancio e coraggio distinguendosi fra i compagni finché cadde ferito. Lebda, 2 maggio 1912.[8]

Veniamo al giorno della vittoria, era il 18 Ottobre e in Svizzera i rappresentanti italiani e turchi firmavano la pace con il trattato di Losanna, la notizia in Italia era appresa con gioia e dalle grandi città ai piccoli comuni di provincia cominciavano le feste per la vittoria e per la pace. 
A Scandiano si festeggiava il 24 Ottobre nel magnificoTeatro Bojardo, le persone accorrevano per l’occasione e in poco tempo il teatro era gremito di spettatori, in primis il sindaco cittadino Venerio Zuccoli e tutta la giunta,[9]un giorno di festa per omaggiare quegli scandianesi che in prima persona, combattendo come leoni nelle sabbie libiche hanno reso possibile questo giorno e questa vittoria.



[1] Link dove leggere il discorso integrale di Giovanni Pascoli “La grande proletaria si è mossa”: http://cronologia.leonardo.it/storia/a1911f.htm
[2] Dal Cusna al Po, nel deserto, in mare, in cielo. soldati reggiani in Libia 1911-1918, Pag. 29
[3] Dal Cusna al Po, nel deserto, in mare, in cielo.  Op, Cit, Pag 30
[4] Fonte presa dal sito internet: https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_italo-turca
[5] Aderito Belli, “Storia di Scandiano” edizione 1966, pag 214 
[6] Dal Cusna al Po, nel deserto, in mare, in cielo. Op, Cit, Pag 144
[7] Motivazione presa dal sito: http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/#
[8] Dal Cusna al Po, nel deserto, in mare, in cielo. Op, Cit, Pag 303
[9] L’Italia Centrale 26/10/1912