sabato 23 aprile 2016

IL MONDO RICONOBBE IL LORO VALORE L'ITALIA LI DIMENTICO': LA STORIA DI UNO SCANDIANESE DIMENTICATO

La mia famiglia è la classica famiglia reggiana, di estrazione socialista e con il nonno partigiano, tutto nella norma, così sono la maggior parte delle famiglie nostrane, ma poi sono andato a fondo nel cercare notizie e informazioni, ho voluto saperne di più dei miei avi e ho scoperto verità e notizie di cui non si parlava, "dimenticate". 
Ho scoperto la storia di mio zio, il primogenito dei Montipò, bersagliere caduto nella campagna dell' Africa Settentrionale, un umile scandianese che scrisse la storia.

Però ora torniamo a mio nonno, Giovanni Montipò, classe 1927 che a soli 17 anni decise di combattere insieme ai partigiani la "guerra di liberazione". Era molto giovane, appena un ragazzo, era un sappista del I° BATTAGLIONE della 76° brigata SAP.  
Fin da piccolo sentivo parlare di lui, dei partigiani, delle loro imprese, anche in paese, a Chiozza, i più anziani mi parlavano di mio nonno, specialmente quando andavo a tagliarmi i capelli dal barbiere simbolo del paesino, da "checco"! 

Scheda Anpi di mio nonno

A me però colpiva una foto in bianco e nero di un ragazzo col cappello piumato, quel cappello da bambino mi piaceva tantissimo, era una foto sul mobile in sala, mi dicevano che era lo zio morto in Africa, di più non si sapeva e non dicevano. 
Io sono andato a fondo , ho voluto scoprire la storia di quel ragazzo col cappello piumato e qualche anno fa ho trovato le risposte alle mie domande. 

Mio zio si chiamava Pietro Montipò, classe 1920, era il primogenito dei Montipò, il fratello maggiore, era una persona semplice e volenterosa, un bracciante di umile famiglia con la terza elementare come titolo di studio. 
Veniva congedato per il servizio di leva il 1 giugno 1939. Il 2 febbraio 1940 veniva richiamato alle armi, la seconda guerra mondiale era già iniziata da mesi, l'Italia era ancora non belligerante ma la guerra era chiaramente alle porte. Mio zio veniva arruolato, il 25 maggio 1940 nel 12° reggimento bersaglieri della 133° divisione Littorio. 

Nel giugno del 1940 partiva per il fronte alpino occidentale contro la Francia, poi nell'aprile 1941 combatteva sul fronte alpino orientale, quello italo/jugoslavo. Il 1° Gennaio 1942 si imbarcava a Napoli per Tripoli, partiva per la campagna Africa Settentrionale. 
In Africa veniva arruolato nell'8° reggimento bersaglieri combatteva in tutte le battaglie più importanti, più feroci che la storia ricordi, quelle battaglie in cui gli italiani nonostante abbiano perduto ottennero l'onore delle armi dai vincitori. 

Combatteva nelle "famose" battaglie di El Alamein, dove mio zio, veniva premiato "per lodevole comportamento in combattimento". 
Nell'autunno del 1942 cominciava la ritirata, dopo mesi di vittorie, i soldati dell'asse subivano la massiccia offensiva inglese. I reparti decimati con i suoi sopravvissuti (tra cui mio zio) marciavano verso la Tunisia per l'ultima resistenza e il 1° dicembre 1942 dalle ceneri dei reparti annientati veniva ricostituito l'8° reggimento bersaglieri, assegnato alla 136° divisione corazzata "giovani fascisti".  

In Tunisia gli italiani riuscivano ancora a resistere eroicamente, si battevano con valore assoluto, tanto che sia gli alleati tedeschi che i nemici inglesi riconobbero il valore e coraggio di cui erano fatti i soldati italiani.  
Mio zio combatteva fino al 23 aprile del 1943 dove cadeva in combattimento a pochi giorni dalla fine delle operazioni (la guerra in Africa settentrionale finiva il 13 maggio 1943). 



Foto di Montipò Pietro


Foglio matricolare di mio zio e la medaglia della campagna africa settentrionale

Fronte medaglia campagna africa settentrionale

Retro medaglia campagna africa settentrionale


Alla fine di questa storia non voglio giudicare (come fanno alcuni) su chi era il giusto e chi sbagliato, su chi "merita" il ricordo e chi no, tutte e due questi Montipò li porto dentro di me con orgoglio, erano tutte e due giusti, è la guerra quella sbagliata.
Inorridisco a pensare che mio zio e tantissimi italiani sono stati volutamente dimenticati per volere politico, oggi dovremmo ricordare chi è morto per l'Italia, quelle decine e decine di migliaia di italiani caduti mentre indossavano l'uniforme, mentre rappresentavano l'Italia e il popolo italiano.
Il mondo e i vincitori alleati, i libri di storia e le cronache belliche ci tramandano il valore dei soldati italiani, specialmente in Africa, dove hanno tirato fuori il meglio di se, tutti lo riconoscono e lo ricordano, tutti tranne l'Italia che per convenienza politica e IPOCRISIA preferisce dimenticare.
Quel ragazzo ventenne, quel mio zio che scrisse la storia da vinto, dopo decenni di silenzio, lo faccio rivivere in queste righe, sul mio blog perché le sue gesta meritano di essere ricordate, il suo ricordo deve essere patrimonio di tutti, uno scandianese che in Africa ha combattuto come un leone.
Aveva superato tutte le battaglie più dure, "un sopravvissuto" ma a pochi giorni dalla fine non c'è l'ha fatta, oggi nel 1943 cadeva in combattimento. Che tu possa riposare in pace e che le tue gesta rimangano per l'eternità, eri, eravate l'italia migliore, la più valorosa!

Marco Montipò