domenica 4 ottobre 2020

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DEL GENERALE RICCO' "I DIAVOLI NERI La vera storia della battaglia di Mogadiscio"

Sabato 3 ottobre, alle ore 16.30, presso il teatro De André di Casalgrande (RE), si è svolta la presentazione del libro del generale Paolo Riccò "I DIAVOLI NERI La vera storia della Battaglia di Mogadiscio". L'evento è stato organizzato dal Comune di Casalgrande e dall'Associazione ASMER (Associazione studi storici militari emilia romagna).

Locandina dell'evento 

Quando insieme al Comune di Casalgrande decidemmo di realizzare questo evento pensammo fin da subito il luogo. L'opzione era decidere su alcune sale di diversa capienza e la più grande tra queste era la sala del teatro. Il limite massimo causa covid19 pose il limite di 92 persone per poi arrivare a 140 comprese le persone dell'organizzazione. Contro ogni più rosea aspettativa, all'evento si sono presentate circa 130 persone (esclusi gli organizzatori) e più volte è stato necessario intervenire affinché non si formassero assembramenti, specialmente all'ingresso e durante il momento in cui Riccò si fermò per firmare le dediche ai presenti. Proprio per la vendita dei libri abbiamo visto che sono andati completamente venduti in  appena mezz'ora. Mi spiace tanto per chi non ha potuto averne una copia ma nel momento di ritirare i libri, dopo avere manifestato la mia preoccupazione che non bastassero, mi fu detto: "vedrà che farà fatica a venderle tutte quelle che ha".


fila all'ingresso del teatro 

Foto della fila all'ingresso e nella sala del teatro


Riccò è stato intervistato dal Dott. Giulio Verrecchia, Presidente dell'ASMER, il quale ha indirizzato, con le sue domande, il generale ad aprirsi e raccontarci cosa fu davvero la missione a cui presero parte lui e i suoi "Diavoli Neri". Una illustrazione a 360° che ha aiutato i presenti a comprendere cosa sia successo in Somalia in quel torrido luglio 1993 e soprattutto cosa hanno vissuto i nostri militari impegnati in quella missione umanitaria. Si è partiti dalla storia e la formazione del generale e il suo arrivo nei paracadutisti. Poi ha raccontato il suo legame con la XV e il duro addestramento che sottopose quei giovani ventenni. Successivamente ci ha parlato del loro arrivo in Somalia e il contesto in cui operarono gli italiani  illustrando ai presenti le varie fasi che portarono agli scontri del 2 luglio 1993. In questo racconto non si è lasciato sfuggire certamente le questioni più scottanti e cioè gli errori e le mancanze strategiche che contribuirono negativamente alla "Battaglia di Mogadiscio"



Un momento dell'intervista di Giulio Verrecchia al generale Paolo Riccò 

Successivamente è stata la volta di illustrare la storia di Giuseppe Rafaniello, casalgrandese d'adozione che in quel 1993, all'età di vent'anni, fu tra quei 120 ragazzi della XV° Diavoli Neri. Giuseppe è della classe 1972 e già nel giugno del 2020, inseme al sottoscritto, rilasciò un intervista al quotidiano Il Resto del Carlino. Il giornale, alla vigilia della ricorrenza della battaglia del pastificio, gli dedicò un intera pagina in cui il reduce raccontò i punti più significativi della sua esperienza. "Dovevamo garantire gli aiuti alla popolazione e di colpo ci trovammo in guerra"

Articolo del Resto del Carlino 30 giugno 2020


La chiacchierata con Giuseppe è stata molto toccante anche perché l'emozione del reduce nel trasmettere quell'esperienza è emersa chiaramente nonostante siano passati quasi 30 anni, 27 per la precisione, da quel luglio 1993. Certe cose, infatti, non si dimenticano più e come giustamente ha detto alla presentazione il generale Riccò "solo chi c'era può capire cosa abbiamo vissuto". Con Giuseppe abbiamo commentato alcune sue fotografie che lo ritraevano al momento del suo reclutamento nei paracadutisti, poi del suo arrivo in Somalia e chiaramente al check-point Pasta. Abbiamo visto Giuseppe insieme alla popolazione somala, durante i turni nei check-point e nelle poche occasioni di relax nella base italiana di Balad. Giuseppe, inoltre, fu uno di quei 5 paracadutisti della XV° che misero la firma per rimanere altri 3 mesi in Somalia e rientrò solamente nel dicembre del 1993 dopo 6 mesi di missione. In questa seconda fase il paracadutista casalgrandese ebbe diversi compiti come quello di garantire la sicurezza al contingente ONU tedesco che doveva costruire strade e all'ambasciata di Mogadiscio. 


La foto di Rafaniello in primo piano con alle spalle il contingente ONU
Alcuni momenti della chiacchierata con Giuseppe Rafaniello

Finito l'evento il vice-sindaco di Casalgrande Miselli Silvia, ha consegnato due importanti riconoscimenti a Giuseppe Rafaniello. Il primo è stata la lettera scritta e inviata dal Sindaco di Lioni (AV), luogo che ha dato i natali a Rafaniello. Scrive il primo cittadino Gioino Yuri: "Buonasera a tutti, Ci tenevo a porgere i miei saluti ai presenti e a complimentarmi per l'iniziativa. Giuseppe Rafaniello è un cittadino di Lioni ed è doveroso, a nome della Comunità che ho l'onore di rappresentare, esprimere il mio encomio per le vicende che oggi ricorderete. Ritengo che il valore della storia sia imprescindibile e che molto spesso è proprio guardando al passato che si possono trovare risposte. L'Italia è il paese della cultura, delle arti, ma anche della solidarietà. Celebrare e ricordare i nostri eroi è il nostro dovere di cittadini e di Italiani. Giuseppe Rafaniello, un giovane soldato inghiottito all'improvviso dalla brutalità e dall'insensatezza della guerra, che ha saputo reagire con forza, determinazione ed estremo coraggio. Sono e siamo davvero orgogliosi del nostro concittadino per l'importante riconoscimento che riceverà oggi e per il il servizio svolto nell'Esercito Italiano. Saluto con grande ammirazione Giuseppe e il Comandante Paolo Riccò. Lioni, 3 ottobre 2020."

Dopo avere letto la lettera del Sindaco di Lioni, il vice Sindaco di Casalgrande Maselli ha consegnato a Rafaniello una pergamena del Comune di Casalgrande con scritto:"L'Amministrazione Comunale ringrazia il concittadino Giuseppe Rafaniello per il valore e la rilevanza del suo contributo durante la guerra in Somalia del 1993. Ricorderemo sempre con gratitudine e stima il contributo offerto, con grande senso di sacrificio e abnegazione, dal nostro concittadino durante gli scontri di Mogadiscio. Casalgrande, 03.10.2020"


Momento in cui il vice sindaco consegna la pergamena al reduce Giuseppe Rafaniello

Lettera del Sindaco di Lioni (AV)

Pergamena del Comune di Casalgrande (RE)


Devo dire che è stato un onore per me avere potuto stare con quei "Diavoli" conoscerli e sentire le loro storie. E' stato soprattutto un onore conoscere il generale Paolo Riccò che si è dimostrato una persona di una cordialità e gentilezza unica nonostante abbia ampiamente dimostrato di essere un uomo, ancor prima di un soldato, senza peli sulla lingua. D'ora in poi, quando guarderò il mio libro e vedrò la dedica del generale e le firme dei suoi "Diavoli" mi ricorderò sempre di quella bellissima giornata trascorsa tra loro e di quella presentazione dal pubblico eccezionale perché la loro storia, quella dei DIAVOLI NERI, è stata davvero eccezionale.


Io e il generale Paolo Riccò

Giuseppe Rafaniello e il generale Paolo Riccò

Foto di rito con il Comandante della polizia municipale, Marco Cassinadri (Presidente del consiglio di Casalgrande), io, il generale Riccò e i suoi diavoli presenti all'avento.

La dedica di Riccò e la firma dei "Diavoli" presenti




Articolo del Resto del Carlino 6 ottobre 2020



MARCO MONTIPO'

ricercatore storico e scrittore.


IL MARINAIO EMILIANO GINO MONTIPO' TORNA AL VITTORIALE DEGLI ITALIANI

Gino Montipò fu un grande marinaio della Regia Marina, prese parte, infatti, allo sviluppo delle unità di guerra che divennero un mito nella storia militare marinaresca, ossia i MAS. Durante la Grande Guerra partecipò alle imprese più leggendarie tra cui la famosa "Beffa di Buccari" con Gabriele d'Annunzio e proprio quest'ultimo, visto il grande coraggio di Montipò, lo soprannominò "Il filibustiere del Carnaro".


Copertina del libro

Questo appellativo ha poi dato il titolo al libro biografico di Montipò "Gino Montipò Il filibustiere del Carnaro" recentemente uscito ed edito dalla Gaspari Editore. Link per acquistare il volume:  https://www.amazon.it/Montipo-%C2%ABfilibustiere-Carnaro%C2%BB-modenese-Buccari/dp/8875417482

Per tutta la vita, nonostante i grandi meriti che raccolse in diversi ambiti, Montipò venne sempre ricordato come uno dei "30 di Buccari" e proprio per questo la sua esistenza rimase legata per sempre al suo Comandante, il poeta Gabriele d'Annunzio. Negli anni del dopoguerra venne più volte ricevuto al Vittoriale degli Italiani e d'Annunzio gli fece diversi doni che Montipò custodì gelosamente.

Sabato 26 settembre 2020, alcuni di questi cimeli, sono stati donati al Vittoriale degli Italiani. Si tratta di pezzi unici, che vanno arricchire la già corposa offerta espositiva del museo. Nel dettaglio si tratta della medaglia d'oro coniata nel dicembre del 1918 per i 30 di Buccari e una bandiera tricolore donata da d'Annunzio ai suoi 30 arditi del mare durante l'epica impresa.

Per quanto riguarda la medaglia, fu coniata nel dicembre del 1918, il 16 dicembre per la precisione. L'iniziativa si svolse presso le Officine Isotta Fraschini a Milano e per l'occasione fu coniata la medaglia d'oro per i 30 arditi del mare. Erano 30 esemplari con inciso un disegno realizzato su indicazione di Gabriele d'Annunzio.


L'altro reperto donato è la bandiera tricolore che d'Annunzio donò ai 30 marinai durante l'epica impresa. Una bandiera in uno stato di conservazione eccezionale. Della bandiera ne troviamo traccia anche nel libro di Edmondo Turci "Gli Arditi del mare" a pagina 153 in cui, mentre racconta dell'impresa, scrive: "A punta Maestra, il Comandante d'Annunzio ci offre una bandierina tricolore ed il significativo dono ci stringe sempre più vicini alla sua anima , all'anima grande d'Italia"


Il Presidente Giordano Bruno Guerri mentre mostra la bandiera

Per queste significative donazioni dobbiamo dire grazie a Margherita Montipò, nipote del marinaio e all'Associazione ANMI di Modena che gelosamente hanno custodito questi cimeli.

Durante la cerimonia il Presidente Guerri mi chiese anche di illustrare velocemente il libro scritto su questo grande marinaio e per me è stata una grande opportunità e un riconoscimento davvero eccezionale. Non capita spesso di trovarsi al fianco di grandi scrittori come Guerri e per di più in un luogo meraviglioso come il Vittoriale degli Italiani. Un esperienza che porto gelosamente nel mio cuore proprio come gelosamente sono stati custoditi i reperti donati.


Mentre illustro la storia di Gino Montipò sul palco dell'anfiteatro

Articolo della Gazzetta di Modena del 29 settembre 2020