Man mano che
arrivava l’autunno e finiva il 1918, le truppe italiane preparavano la grande
controffensiva di Vittorio Veneto. Siamo sul Piave e sul Massiccio del Grappa,
tra il 24 ottobre il 4 novembre, giorni in cui si decidevano le sorti del
fronte italiano/austriaco.
L’offensiva italiana travolgeva gli austriaci che,
nonostante l’accanita resistenza, non potevano che arretrare passo dopo passo
fino alla resa. L’ultimo bollettino di guerra prima della vittoria, veniva
scritto da Diaz il 3 novembre 1918 “…Le nostre truppe hanno
occupato Trento e sono sbarcate a Trieste. Il tricolore italiano sventola sul
castello del Buon Consiglio e sulla Torre di S. Giusto. Punte di Cavalleria
sono entrate a Udine”
Il conto per gli austriaci fu salato, 400 mila
soldati dell’Impero catturati e oltre 30 mila caduti, la resa era l’unica
opzione. La vittoria italiana e la sconfitta austriaca anticipavano sicuramente
la conclusione dell’intero conflitto, infatti l’11 novembre l’Impero germanico,
senza più l’impero austriaco al suo fianco, firmava la resa. Scriveva di quei giorni il Generale
tedesco Erich Lunderdoff “Nell’ottobre
del 1918 ancora una volta sulla fronte italiana rintronò il colpo mortale. A
Vittorio Veneto l’Austria non aveva perduto una battaglia, ma aveva perduto la
guerra e se stessa, trascinando anche la Germania nella propria rovina. Senza
la battaglia distruttrice di Vittorio Veneto noi avremmo potuto, in unione
d’armi con la monarchia austro-ungarica, continuare la resistenza disperata per
tutto l’inverno.”
Il giorno 4 novembre, il comandante supremo del Regio esercito, il
Generale Armando Diaz, annunciava la vittoria all'Italia intera: “Comando Supremo 4 Novembre
1918, ore 12. La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di
S.M. il Re, <duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per
mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore
condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. La gigantesca
battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte
51 divisioni italiane, 3 britanniche, 2 francesi, 1 cecoslovacca ed 1
reggimento americano, contro 73 divisioni austroungariche, è finita. La
fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d'armata su Trento, sbarrando le
vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente
dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha
determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre
l'irresistibile slancio della XII, dell'VIII, della X armata e delle divisioni
di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura,
S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III
armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente
conquistate, che mai aveva perdute. L'Esercito Austro-Ungarico è annientato:
esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e
nell'inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e
pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle
nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non
meno di cinque mila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti
eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che
avevano disceso con orgogliosa sicurezza. Armando Diaz”
La guerra
era finita e l’annuncio portava gioia e felicità nelle città italiane, tutte,
anche a Reggio Emilia e a Scandiano. Questa data importante mi piace narrarla
con le parole del “famoso” cronista locale che aveva vissuto in prima persona
quelle giornate: “…attraverso il comunicato immortale di Diaz, a Scandiano,
come in ogni angolo della Penisola, fu una grande ondata di gioia e di
commozione che dilagò ovunque. Bombardieri e cittadini celebrarono, con suoni e
grida festose, la indimenticabile data…”
Il Belli fa riferimento ad una
imponente manifestazione organizzata per il giorno di San Martino, l’11
novembre. Quel giorno circa 25oo bombardieri sfilavano per le vie del paese tra
la musica e l'acclamazione cittadina, in una Scandiano tutta colorata dai tre colori della
bandiera nazionale: il verde il bianco e il rosso. La popolazione accorse affollando le strade e gli
scandianesi offrirono ad ogni bombardiere sigari, vino e castagne, in segno di
riconoscenza del grande sacrificio compiuto dai militari per salvare la Patria.
Scriveva il Giornale di Reggio “…oggi Scandiano è tutto bello, festante e
giulivo. La gente è più espansiva ed allegra, le case sono quasi tutte
imbandierate e questa sera ogni finestra aveva il suo lampioncino. La musica ha
suonato a lungo diversi pezzi suscitando l’entusiasmo del numerosissimo
pubblico…”
Oltre il Belli e le cronache
dei giornali, voglio riportare anche le parole di Arnaldo Fantuzzi, un liceale
scandianese che dal fronte, dopo tanti sacrifici, scriveva pieno di orgoglio alla sua famiglia di quei giorni: “Ricordandovi tutti e sicurissimo
che questa splendida vittoria abbia soddisfatto i nostri sacrifici e i tuoi
santi ideali, condividendo il tuo pensiero e la tua gioia, di più, orgoglioso
perché anch’io nel mio piccolo vi ho contribuito, earamente baciovi tutti
quanti in famiglia”.
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