Albero della libertà di Reggio Emilia durante il periodo Napoleonico disegno del 1797 |
INTRODUZIONE:
Scandiano 1796- ducato estense: "fervidi patrioti
vollero innalzare l'albero della libertà a Scandiano" "negli scontri
morì un giovane reggiano" "venne interrogato anche l'illustre Lazzaro
Spallanzani" Questi sono solo alcuni passaggi di quello che racconterò in
questo brano, notizie tratte dal libro” REGGIO EMILIA ALLA FINE DEL SECOLO
XVIII” (1796 - 1799) DEL DOTT. UGO BASSI. Un libro che racconta nei dettagli la
Reggio Emilia di quegli anni, gli anni delle insorgenze e della proclamazione
della Repubblica Reggiana, tempi dove il cambiamento della rivoluzione francese
si scontrava nelle nostre terre con secoli di tradizione estense.
IL RACCONTO:
La notte del 25 agosto 1796 i patrioti reggiani alzarono
l'albero della libertà in piazza grande, albero simbolo della rivoluzione
francese. L'albero, un grande pioppo, fu eretto nel centro della piazza con la
scritta "Tremate, o Tiranni, tremate, o Perfidi, alla vista della Sacra
Immagine della Libertà"[1].
La mattina del 26 agosto, decine e decine di reggiani e soldati francesi
ammiravano l'albero e intonavano canzoni patriottiche mentre il senato
annunciava la nascita della repubblica reggiana.
Il clima di quegli anni non era affatto sereno sia per i
fedeli agli Este che per i repubblicani reggiani, infatti le cittadine
adiacenti a Reggio aderivano alla nuova Repubblica a macchia di leopardo. Molte
non aderirono a questo progetto, non vollero il cambiamento, ma si chiusero su
se stesse e della neo Repubblica non ne vollero sapere, una di queste fu proprio
Scandiano. A seguito di questi avvenimenti il 3 settembre del 1796 alcuni
patrioti reggiani si recavano a Scandiano per innalzare anche qui
"l'albero della libertà"[2].
Si trattava di reggiani ardenti, coraggiosi e smaniosi di
innalzare quel simbolo di libertà in una cittadina "nemica". Arrivati
riuscirono nell'impresa e abbatterono anche le insegne ducali, gesto
quest'ultimo che mandò su tutte le furie la reggenza di Modena, di cui pretese
spiegazioni a Reggio. L'albero però durò poche ore, venne, infatti, abbattuto
dalle guardie ducali e da alcuni scandianesi fedeli agli Este.
Il clima era incandescente in quei giorni, infatti un paio
di reggiani passarono per Scandiano indossando la divisa della neo Repubblica
con al petto la coccarda francese. I cittadini insorsero e, spalleggiati dai
soldati ducali armati, intimarono ai due reggiani di togliersi la coccarda,
cosa che non fecero e per questo fu immediatamente decretato il bando per i due
patrioti[3].
I reggiani, però, non accettarono l'abbattimento dell'albero
e le ultime "violenze" perpetrate dagli Scandianesi. Il 16 settembre
organizzarono una rappresaglia, diverse carrozze guidate da fervidi patrioti si
diressero nel paesello. Entrarono in Scandiano dalla porta che guarda Reggio,
ma fu subito chiusa alle loro spalle e fu chiusa anche quella opposta che
guarda in direzione di Sassuolo. Di colpo si trovarono in trappola, vittime
loro stessi di una rappresaglia organizzata ad hoc. Suonarono le campane (segno
di allarme) e i soldati ducali e alcuni scandianesi aprirono il fuoco contro i
patrioti che iniziarono a scappare e a cercare riparo nelle case di conoscenti.
Rimase ferito un giovane ragazzo e gli altri furono fatti
prigionieri e incarcerati nella Rocca. Finì male, invece, per un giovane
reggiano che riuscì a scappare fuori dalle mura cittadine, ma fu colpito a
morte nelle campagne adiacenti[4].
La terribile notizia giunse a Reggio dove una piazza inferocita reclamò
vendetta per i patrioti e solo dopo che il senato assicurò il rilascio dei
prigionieri, i reggiani si calmarono.
La mattina del 17 un agente militare si recò in Scandiano per
interrogare sull'accaduto gli scandianesi e liberare i patrioti arrestati. Fu
interrogato anche l'illustre Lazzaro Spallanzani[5],
il quale non aiutò e non diede informazioni valide, forse un po’ complice
moralmente dell'accaduto, come del resto gli altri compaesani. Dopo un piccolo interrogatorio, si ordinò la
restituzione delle armi e l'immediato rilascio dei prigionieri. Così fu e i
patrioti ripresero la strada per Reggio.
CONCLUSIONE:
La storia raccontata è solo una piccola pagina di quegli
anni, una piccola parte di quei grandi cambiamenti che colpirono l'intera
Europa, certo piccola per dimensione ma di grande significato e valore. La
devozione e la fedeltà degli scandianesi agli Este si riassume in questo
piccolo passaggio storico che io ho voluto raccontare per dare quelle sfumature
di cui la storia necessita. Inoltre, sono contento da scandianese di riportare
alla luce questi significativi passaggi storici dei nostri avi e poterli
condividere oggi nel 2015 con l'intera comunità. Purtroppo molti, troppi pezzi
del nostro passato sono andati perduti e dimenticati e tocca a noi ricostruire
il puzzle per avere una visione a 360° di Scandiano nel corso dei secoli.
Abbiamo testi e racconti che meritano di essere letti e raccontati, libri che
dormono silenziosi nelle nostre biblioteche reggiane, oggi uno di essi ha
parlato e ci ha raccontato una piccola storia scandianese immersa nella grande
storia dell’umanità.
MARCO MONTIPO’
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