domenica 25 luglio 2021

25 LUGLIO 1943: LA CADUTA DEL REGIME E LA SPERANZA DI UN CAMBIAMENTO

Il 25 luglio 1943 è una data tra le più significative della storia d'Italia. Quel giorno, infatti, durante il Gran Consiglio del Fascismo e soprattutto durante la votazione dell' Ordine Grandi, Mussolini veniva destituito dalle sue funzioni. Di fatto quel giorno rappresentò la caduta del Regime fascista. 

In quel luglio 1943 si era da poco conclusa la Campagna d'Africa con la vittoria inglese e gli Alleati erano già sbarcati in Sicilia. La parte del Regime che mai aveva accettato l'alleanza con la Germania nazista e la guerra, cominciò a tramare fino a chiedere, con l'Ordine Grandi, che il comando delle Forze Armate passasse a Re Vittorio Emanuele III. A capo di questi "rivoltosi" c'era il Gerarca Dino Grandi da cui prese il nome l'Ordine del Giorno in questione. 
Dopo la votazione, come è noto, Mussolini venne arrestato dai carabinieri e a capo dell'esecutivo passò il Maresciallo Pietro Badoglio. Da tutta Italia partirono da subito manifestazioni spontanee in cui si gioiva per la caduta del fascismo ma soprattutto perché si pensò, ingenuamente, ad una conclusione anticipata della guerra. Oggi, invece, sappiamo che non fu così ma purtroppo la guerra continuò e diventò anche molto più tragica e crudele di quanto ci si aspettasse. Basti pensare ai bombardamenti e la guerra civile che flagellò il nostro paese.

Prima pagina del "Il Tricolore" 26 luglio 1943

Appena appresa la notizia della caduta di Mussolini da tutta Italia nacquero manifestazioni spontanee e si cominciò a prendere le distanze dal Regime appena imploso. Pensare per esempio al quotidiano reggiano che già dal 26 luglio 1943 cambiò nome da "il solco fascista""il tricolore". La prima pagina del primo numero annunciava: "PER LA RISCOSSA. IL PROCLAMA DI VITTORIO EMANUELE III AGLI ITALIANI". Il Re lanciò un proclama al popolo italiano: "Italiani, assumo da oggi il comando di tutte le Forze Armate. Nell'ora solenne che incombe sui destini della Patria ognuno riprenda il suo posto di dovere, di fede e di combattimento. Nessuna deviazione deve essere tollerata, nessuna recriminazione può essere consentita , ogni italiano si inchini dinnanzi alle gravi ferite che hanno lacerato il sacro suolo della Patria. L'Italia, per il valore delle sue Forze Armate, per decisa volontà di tutti i cittadini, ritroverà nel rispetto delle Istituzioni che ne hanno sempre confortata l'ascesa, la via della riscossa. Italiani, sono oggi più che mai indissolubilmente unito a voi dall'incrollabile fede nell'immortalità della Patria."  

Manifestazione 26 luglio 1943 zona Piazza Battisti (oggi piazza del monte)
 
La popolazione la mattina del 26 luglio 1943 si svegliò leggendo il proclama del Re e già dalle prime ore il fermento era evidente. Nella città di Reggio nacquero dimostrazioni popolari in cui donne e uomini "armati" di bandiere tricolori invasero il centro cittadino. La festa fu coinvolgente e insieme ai cittadini presero parte alle dimostrazioni anche i soldati italiani dislocati in città. Il quotidiano di Reggio Emilia scrisse di quella giornata: "la città del Tricolore è stata unanime come non mai nel tributare al gesto del Sovrano, così denso di significato, il suo plauso incondizionato. Un vero tripudio di vessilli ha inondato le vie della città" 


Articolo del "Il Tricolore" apparso il 29 luglio 1943


Anche in provincia ci furono diverse manifestazioni come a Scandiano dove la mattina del 26 luglio 1943 circa 600 persone vollero passeggiare per il centro del paese. Il quotidiano "il tricolore" del 29 luglio 1943 riporta di quella giornata: “Nella mattinata di lunedì scorso si sono iniziate spontanee manifestazioni da parte di numerosa folla che ha inneggiato alla riconquistata libertà con favore sincero. Senza avere avuto nessun ordine, tutte le famiglie hanno adornato balconi e finestre con drappi e bandiere tricolori che hanno sventolato per tutta la giornata dando al paese un aspetto festoso. Anche nelle diverse frazioni si sono svolte spontanee dimostrazioni, e fra queste va rilevata quella di Ca' de' Caroli dove insieme agli operai dimostranti si è unita una compatta folla di bambini."

Da un rapporto del commissario prefettizio scandianese Giuseppe Curti sappiamo che però andò diversamente. Il paese era certamente in festa ma non si permise la dimostrazione nel centro della cittadina. Presso l'archivio storico comunale, infatti, è custodito un suo resoconto dell'accaduto in cui annotò che il maresciallo dei carabinieri Zucconi e i suoi uomini riuscirono ad impedire la dimostrazione nel centro cittadino:  "il mattino del 26, giorno di mercato con notevole affluenza di pubblico, una colonna di circa 600 dimostranti intendeva fare il giro delle vie di quest'abitato ma veniva subito affrontata dal suddetto sottoufficiale e dai dipendenti ed in pochi minuti dispersa"


Avv. Eriberto Morsiani


Dopo la caduta del Regime si cercò timidamente anche di proporre cambiamenti  in ambito politico/amministrativo ma senza riuscirvi. A Scandiano, per esempio, si proposero al ruolo di Podestà anche degli antifascisti. 
In quel luglio 1943 era Commissario Prefettizio del Comune di Scandiano Giuseppe Curti, fascista iscritto al PNF fin dal 1922 e ricopriva tale carica dal gennaio del medesimo anno. Già Segretario del PNF scandianese, Curti al momento della nomina veniva descritto di "buona cultura generale ed è ritenuto capace di ben disimpegnare la carica di Podestà del Comune di Scandiano. Da parte delle Autorità e popolazione è molto ben visto e gode di stima di persona retta e imparziale". Dopo il 25 luglio, però, si ritenne opportuno un cambiamento amministrativo e già dall'agosto 1943 si proposero diversi nomi come: l'Avv. Rosati Giuseppe. noto personaggio dell'ambito cattolico e decorato della Grande Guerra, oppure  Azzali Attilio, possidente e industriale caseario e infine l'avv. Morsiani Eriberto. Proprio quest'ultimo non solo non era tesserato al PNF ma si legge nel resoconto fatto dal comando dei carabinieri che "per le sue idee notoriamente antifasciste  e per avere militato nel partito radicosocialista, fin dal 1940 è stato sottoposto a vigilanza."  
Nelle motivazioni sulla candidatura di Morsiani, invece, si sostenne che "in questo periodo di transizione ha molto ascendente sulla popolazione di Scandiano per i suoi precedenti politici e per la fiducia che riscuote come persona retta, intelligente e competente. La sua nomina a commissario prefettizio sarebbe bene accettata dalla cittadinanza"

Questi timidi spiragli di cambiamento, però, vennero azzerati nel settembre del 1943 quando un ulteriore terremoto colpì le istituzioni nazionali. L'8 settembre venne firmato l'Armistizio con gli Alleati e il 12 le forze germaniche liberarono Benito Mussolini. In quel settembre 1943 l'Italia venne smembrata tra il Regno del Sud e la Repubblica Sociale Italiana e fu l'inizio di una guerra tra italiani che fece tramontare ogni possibile cambiamento.

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